Cleopatra tragedia

Autore: GIRALDI CINTIO, Giovanni Battista (1504-1573)

Tipografo: Giulio Cesare Cagnacini

Dati tipografici: Venezia, 1583

Formato: in ottavo

In 8vo (mm 142x92). Pagine 127, [1]. Segnatura : A-H8. Marca xilografica al frontespizio, ritratto dell'autore inciso in legno al verso del frontespizio, fregi e capilettera xilografici. Prime carte un po' arrossate, lievi fioriture marginali. Pergamena rigida posteriore, titolo manoscritto al dorso, carta decorata ai contropiatti, tagli spruzzati in rosso.

Prima edizione, dedicata da Celso Giraldi a Giovanni Andrea d'Oria, di questa tragedia commissionata da Ercole II d'Este e rappresentata per la prima volta a Ferrara nel 1543.

Con la sola eccezione di Orbecche, rappresentata nel 1541 e stampata da Manuzio nel 1543, tutte le tragedie del Giraldi furono pubblicate postume nel 1583 da Giulio Cesare Cagnacini, ciascuna con il ritratto dell'autore e con una dedica diversa del figlio di Giraldi, Celso. Le tragedie erano vendute sia separatamente, che in un unico volume dedicato ad Alfonso II d'Este. Le altre tragedie del Giraldi stampate dal Cagnacini nel 1583 sono: Orbecche, Altile, Didone, Antivalomeni, Cleopatra, Arrenopia, Euphimia, Epitia e Selene.

Giraldi fu una figura chiave nella storia del teatro del Rinascimento. Egli per primo introdusse il lieto fine nella tragedia, innovazione inizialmente osteggiata dai drammaturghi dell'epoca, che fu sdoganata e portata alla consacrazione qualche anno più tardi, in Italia ed altrove, da Giambattista Guarini, il primo anche a formulare una teoria della tragicommedia. Benché non vi siano prove dirette che Shakespeare conoscesse i drammi del Giraldi, più di uno studioso ha messo in correlazione Anthony and Cleopatra  con la Cleopatra di Giraldi e Measure for Measure con la sua Epitia (cfr. P.R. Horne, The Tragedies of Giambattista Cinthio Giraldi, Oxford, 1962, pp. 2-3).

G.B. Cinzio studiò dapprima medicina e filosofia, poi lettere umane, succedendo nella cattedra al maestro C. Calcagnini nel 1541. Durante il ducato di Ercole II d'Este e negli anni del circolo di Renata di Francia fu il protagonista incontrastato del panorama culturale ferrarese. Nel 1563, in seguito ad un contrasto avuto con i duchi della sua città, andò in volontario esilio prima a Mondovì, poi a Torino ed infine a Pavia. Fra i suoi allievi ricordiamo soprattutto G.B. Pigna, con il quale il Giraldi ebbe un violento scontro in merito al discorso sui romanzi che il Pigna pubblicò nel 1554, suscitando le ire e le accuse di plagio del vecchio maestro. La fama e l'influenza del Giraldi non si limitarono all'ambiente ferrarese, ma ebbero una risonanza europea. A lui si deve infatti la rinascita europea del teatro senechiano con le sue tinte fosche e le sue cruenze, in aperta opposizione alla formula trissiniana.

M. Bregoli Russo, Renaissance Italian Theater, Firenze, 1984, p. 83, no. 286; Edit 16, 21281; Allacci, 199; Gamba, 1435; Clubb, 466.


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