Le nozze degli Dei, favola dell'Ab. Gio. Carlo Coppola rappresentata in musica in Firenze nelle reali nozze de Sereniss.mi Gran Duchi di Toschana Ferdinando II. e Vittoria principessa d'Urbino

Autore: COPPOLA, Giovanni Carlo (1599-1652)

Tipografo: Amadore Massi e Lorenzo Landi

Dati tipografici: Firenze, 1637

Formato: in quarto

(Insieme a:) RONDINELLI, Francesco (1589-1665). Relazione delle nozze degli Dei, favola dell'abate Gio: Carlo Coppola. Alla serenissima Vittoria principessa d'Urbino Gran Duchessa di Toscana. In Firenze, nella nuova Stamperia del Massi, e' Landi, 1637.

Due opere in un volume in 4to (mm. 242x174). Pp. 50, [2]; [8, incluso il frontespizio calcografico], 104 e 7 tavole ripiegate fuori testo incise in rame da Stefano Della Bella su disegni di Alfonso Parigi. Segnatura: A-F4 G2; †4 A-N4.Frontalini, finalini e capilettera xilografici. Mezza pergamena con punte del primo Ottocento, piatti rivestiti con carta marmorizzata, tassello con titolo in oro al dorso. Restauro al margine superiore del frontespizio della prima opera senza perdita di testo, leggerissime fioriture marginali. Bella copia di inusuale freschezza e pulizia.

PRIMA EDIZIONE del libretto per la ‘masque', nella quale viene celebrato il matrimonio tra Vulcano e Venere. Le incisioni, opera di Stefano della Bella, rappresentano la prima grande impresa dell'autore per la corte medicea, dopo essere succeduto a Jacques Callot.

Giovanni Carlo Coppola, vescovo di Muro dal 1643, nonché poeta e letterato, nel 1637 fu incaricato di commemorare con un melodramma il matrimonio del Granduca Ferdinando II de' Medici (1610-1670) con la principessa Vittoria della Rovere di Urbino (1622-1694). L'opera, nonostante la fretta con cui fu pensata e scritta, rispetta i canoni letterari convenzionali del tempo e va incontro al gusto del pubblico, amante del bizzarro, del complicato e dello spettacoloso.

L'autore, spinto dall'intento encomiastico e celebrativo, fece ricorso a tutto il suo sapere classico e mitologico, che qualche anno prima aveva felicemente utilizzato per la stesura del poema sacro Maria Concetta e successivamente per il Cosmo o vero l'Italia Trionfante, che gli procurarono grande fama. Nell'opera, strutturata in un prologo e cinque atti, vi è concordanza fra musica e poesia. Il linguaggio letterario risulta quasi sempre chiaro, con toni tasseschi ed elementi che richiamano il Petrarca e il Poliziano. La Favola fu musicata dal celebre compositore Francesco Saracinelli, che si avvalse della collaborazione di cinque fra i principali compositori attivi a Firenze in quel periodo, dei quali tuttavia non si fanno i nomi (tra essi molto probabilmente Marco da Gagliano, Francesca Caccini e Jacopo Peri). L'esecuzione fu affidata invece ad un'orchestra di 150 elementi. Dell'allestimento scenografico si occupò Alfonso Parigi che dovette affrontare numerose difficoltà, avendo deciso Ferdinando II di far allestire la festa nel cortile del proprio palazzo ed avendo questi richiesto di ricreare mondi marini, terrestri e celestiali popolati da dei e mostri della mitologia classica che richiesero complicatissime macchine sceniche. Delle coreografie si occupò Agnolo Ricci, che curò sapientemente i balletti tra una scena e l'altra. L'opera, messa in scena nel cortile di Palazzo Pitti a Firenze l'8 luglio del 1637 fu l'ultima ad essere ospitata nei teatri di corte medicei.

Francesco Rondinelli, dopo la rappresentazione dell'opera di Coppola, decise di dare alle stampe una “piccola Relazione […] acciocché quelli, che la videro, leggendola, possano rinfrescarsene la memoria, & il diletto, e quelli, che per lontananza di luogo, o di tempo non l'hanno goduta, ne partecipino in quel modo, che è possibile”.

Berlin Kat., 4116; Brunet, II, 262; De Vesme, 918-925; Nagler, Theater Festivals of the Medici, pp.162-74; Watanabe-O'Kelly & Simon 1285; Sonneck (opera librettos), p. 806; The New Grove Dictionary of Opera, III, 855; Clubb, 311.


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