LA COPIA DELL'INGEGNERE BOLOGNESE GIUSEPPE GUIDICINI E DEL MATEMATICO FRANCESE GABRIEL KOENIGS
In folio (mm. 300x206). Pp. [8], 115, [1] e [2] carte fuori paginazione, poste tra le pp. 88-89, recanti 3 incisioni firmate “Ben. W. fe.” (Benjamin Wright). Diversi errori di numerazione. Segnatura: p2 A2 2A-O4 P2. Bel frontespizio architettonico e 42 tavole calcografiche a piena pagina nel testo. Capilettera xilografici. Pergamena semirigida coeva (minime mancanze al dorso e lievi macchie ai piatti). Al verso del risguardo anteriore ex-libris a stampa “Bibliothèque de Gabriel Koenigs Professeur à l'Université de Paris”; più sopra nota manoscritta di carattere bibliografico firmata “Guidicini, 28 agosto 1826”. Lievi aloni marginali, piccolo strappo verticale al margine inferiore della c. B1 senza danno. Alcune tavole un po' sbiadite, ma nel complesso ottima copia marginosa.
SECONDA EDIZIONE (reimpressione della prima del 1607, sempre del Bertelli, salvo che per una nuova dedica dell'editore a Nicolò de Lazara) di uno dei grandi classici tra i libri di macchine del tardo Rinascimento italiano. Insieme al Branca, al Ramelli, al Veranzio, al Biringuccio, al Cardano, Zonca rappresenta uno degli esponenti di spicco di quella che da A. P. Usher (A History of Mechanical Inventions, New York, 1929) è stata definita la «scuola degli ingegneri italiani», tutti in qualche modo debitori, direttamente o indirettamente, dell'opera di Leonardo. Con essi lo Zonca condivide la superba qualità e la quantità copiosa delle figure, lo scopo pratico di informare artigiani e ingegneri dello sviluppo delle nuove tecnologie, la ricerca di nuove sorgenti di energia e, non da ultimo, il desiderio filantropico di alleggerire e semplificare il lavoro umano.
Tutte le macchine sono illustrate e descritte minuziosamente. Di particolare interesse sono quelle che riguardano la lavorazione delle seta e degli altri tessuti e quelle che riguardano la stampa. L'opera include anche la prima rappresentazione conosciuta di un follone, ossia della macchina utilizzata per la follatura di feltri e tessuti, che talvolta veniva utilizzata come una sorta di lavatrice ante litteram del villaggio (cfr. U. Forti, Storia della tecnica dal Medioevo al Rinascimento, Firenze, 1957, pp. 154-155).
Della figura a pagina 94 (Cartiera overo pistogio che pesta le strazze per far la carta) D. Hunter (Papermaking through eighteen centuries, New York, 1930, p. 167) dice essere «the first illustration of a stamping mill».
Di interesse culinario invece la tavola intitolata Machina da voltar spiedi per cuocer vivande (cfr. Arte della cucina e alimentazione nelle opere a stampa della Biblioteca Nazionale Marciana dal XV al XIX secolo, Roma, 1987, p. 285, nr. 1714).
Alcune figure riportano il monogramma FV, che sta per Francesco Valesio, altre il monogramma Ben W sc, ossia Benjamin Wright, altre ancora un non identificato AH o AHI o AI (cfr. G.K. Nagler, Die Monogrammisten, II, nr. 2535 e I, nr. 1792).
Vittorio Zonca fu un inventore italiano. Nel 1597 fu nominato architetto della città di Padova, carica onoraria che tuttavia non gli consentì, a quanto pare, di esercitare la professione. Il Novo teatro… fu pubblicato postumonel 1607. L'opera godette di grande fortuna, e fu ristampata per ben quattro volte nella prima metà del XVII secolo. L'editore, Pietro Bertelli, fu attivo in quegli anni in Veneto sia come tipografo che come incisore (cfr. Bénézit, I 689).
Riccardi, I 667; Catalogo unico, IT\ICCU\LO1E\008019; Cicognara, 970; Dibner 173; Usher, Mechanical Inventions, 232; Libri, Sciences Mathématiques en Italie, IV, 58-59.
Provenienza.
La nota di possesso al risguardo anteriore “Guidicini, 28 agosto 1826” sembra riconducibile a Giuseppe Guidicini. “Alcuni elementi sembrano portare in questa direzione. Innanzitutto, la cronologia sembra coincidere: Giuseppe nacque il 29 agosto del 1763 e morì il 25 gennaio del 1837. Nell'anno 1826, data riferita nella nota manoscritta, il bolognese è in vita ed ha 63 anni. Un altro dettagli che rende questa associazione accettabile è il fatto che di Giuseppe si sa che nel 1791 divenne pubblico ingegnere ed architetto e che per tutta la sua vita fu dedito allo studio, analizzò archivi e collezionò libri e documenti inerenti soprattutto all'urbanistica. Non risulta quindi difficile pensare che una figura di questo tipo potesse essere interessato ad un'opera come quella del Novo Teatro di Vittorio Zonca. L'elemento che più di tutti sembra legare la figura di Giuseppe al libro preso in esame è la calligrafia e ancora di più la firma autografa. Cercando altri documenti posseduti con certezza da G. Guidicini ci si può imbattere in un manoscritto cartaceo datato 1818 e custodito presso la Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna, contenente 4 carte e 156 tavole. Parte di queste recano sul verso notizie manoscritte del Guidicini. Il tipo di informazioni riportare e soprattutto la calligrafia sono molto simili alla nota autografa presente nel Novo Teatro. Se si analizza la firma della postilla si può inoltre affermare, quasi con certezza, che questa sia la medesima riportata su un ulteriore documento, presente sempre nella Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna, riportante la firma riconosciuta come quella di Giuseppe Guidicini. I dati raccolti mostrano quindi una sovrapponibilità tra il Guidicini proprietario del volume studiato e il letterato Guidicini Giuseppe.
Sulla stessa pagina della dedica manoscritta si trova anche un'altra indicazione di proprietà: un ex-libris a stampa della “Bibliothèque de Gabriel Koenigs Professeur à l'Université de Paris”. Questa biblioteca è dunque legata alla figura di Gabriel Koenigs, matematico francese nato il 17 gennaio del 1858 a Tolosa, in Francia, e morto il 29 ottobre del 1931 a Parigi. Iniziò a frequentare l'Università di Parigi nel 1882 come agrégé répétiteur, ma fu probabilmente nel 1886, quando fu nominato professore di matematica all'École Normale e vicedirettore alla Sorbona, che diede vita alla biblioteca sopra citata. Non si sa molto sul Koenigs bibliofilo, i riferimenti alla sua biblioteca sono minimi, si sa però che elaborò un metodo di insegnamento della meccanica fondato sulla collaborazione tra la ricerca teorica fisica e sperimentale e le rispettive applicazioni industriali. Questo può far sperare che il libro di Zonca non sia solo stato presente fisicamente nella libreria, ma che forse il matematico l'abbia sfogliato e utilizzato per i suoi importanti studi. Se così fosse, anche a distanza di circa trecento anni dalla data di composizione, il Novo Teatro non perse di utilità e modernità” (E. De Francesco, Stampe postillate nel catalogo della Libreria Alberto Govi, Tesi di laurea, Università di Verona, a.a. 2019-2020, pp. 15-17).
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