Giudizio degli antichi poeti sopra la moderna censura di Dante, attribuita ingiustamente a Virgilio; con li Principi del buon gusto, ovvero Saggio di critica, poema inglese del sig. Pope ora per la prima volta fatto italiano da Gasparo Gozzi

Autore: GOZZI, Gasparo (1713-1786)

Tipografo: [Antonio Zatta]

Dati tipografici: Venezia, 1758


In 4to (mm. 324x241). Pp. 18, [2], 55, [1 bianca], 72. Segnatura: *10 A-C8 D42A-2C8 D12. Antiporta calcografica disegnata da F. Scagiaro e incisa da A. Baratti; vignetta calcografica impressa in inchiostro blu sul frontespizio che è stampato in rosso e nero; testatine, iniziali e fregi calcografici sottoscritti da F. Scagiaro, G. Magnini, G. Zompini e M.S. Giampiccoli. Il nome dell'editore, Antonio Zatta, figura nella dedica. A c. 2A1r cominciano I Principi del buon gusto ovvero saggio di critica poema inglese del sig. Pope ora per la prima volta fatto italiano da Gasparo Gozzi. Pergamena rigida coeva con tassello e titolo oro al dorso, tagli rossi picchiettati. Al contropiatto ex-libris Luigi e Sandra Morandi. Alcune lievi macchioline, ma ottima copia di tutta freschezza ed estremamente marginosa.

 

Edizione originale. Già promotore dello studio di Dante presso l'Accademia dei Granelleschi, “quando nel dicembre di quell'anno [1757] (ma con data 1758) furono pubblicate le Lettere virgiliane di S. Bettinelli, che contenevano una censura alla poesia dantesca, il Gozzi, che aveva potuto leggere il pamphlet già prima della pubblicazione, sentì di dover rispondere anche a nome dei Granelleschi. Compose così il Giudizio degli antichi poeti sopra la moderna censura di Dante attribuita ingiustamente a Virgilio (noto come Difesa di Dante), pubblicato a Venezia per i tipi dell'editore Zatta nel marzo 1758 unitamente a una traduzione dello stesso Gozzi, mediata da una precedente versione francese, dell'Essay on criticism di A. Pope. L'opuscolo, riprendendo polemicamente lo schema delle Virgiliane, si articola in tre lettere che il Gozzi finge inviate da A.F. Doni allo Zatta; alle lettere sono intercalati un dialogo tra Virgilio e Doni, una conversazione tra Virgilio, Aristofane e altri poeti, un parere sull'arte della ‘Commedia' del grammatico e dantista cinquecentesco Trifone Gabriel; la trattazione è conclusa dal mito di Orfeo esposto da Aristofane. Certo, il testo, pur nella garbata incisività di molti passaggi, non regge il confronto con la provocatoria, ma serrata e brillante critica di Bettinelli, che aveva buon gioco nel demolire attraverso l'attacco a Dante l'imitazione pedissequa dei classici. Tuttavia le argomentazioni del Gozzi, pur dettate da buon senso e moderazione piuttosto che da precise direttive di metodo, non sono assimilabili alle difese superficiali e manierate di altri apologeti settecenteschi di Dante. Infatti, proponendo una lettura storicizzante della ‘Commedia' che ne comprendesse i contenuti e la lingua in relazione agli ideali del Trecento (e non la svalutasse in base a pregiudizi moderni, come faceva Bettinelli), il Gozzi indicava originalmente la vitalità e l'attualità del poema nella passione morale che animava Dante, determinando l'unità strutturale e poetica dell'opera” (D. Proietti, Gozzi, Gasparo, in: “Dizionario Biografico degli Italiani”, LVIII, 2002, s.v.).

 

Morazzoni, p. 235; Gamba, p. 128; Melzi, I, p. 460.


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