Il secretario [...] Ove con modi diversi da quei ch'insegnò il Sansovino, si scuopre il vero modo di scriver lettere familiari correnti nelle corti. Insieme col primo volume di lettere dell'istesso autore

Autore: CAPACCIO, Giulio Cesare (1552-1634)

Tipografo: Vincenzo Accolti for Giovanni Battista Cappelli

Dati tipografici: Roma, 1589


8vo. (16), 394, (30) pp. (*)8, A-Cc8, Dd4. Printer's device on title-page and at the end. Contemporary limp vellum, manuscript title on spine.

Adams, C-575; Basso, pp. 313-316; Edit 16, CNCE 9061; Index Aureliensis, 131.437; P. Martín Baños, p. 488; Quondam, p. 293; R. Gorris Camos, Dall'angelo alla colomba: il volo del segretario, in: “ ‘Il segretario è come un Angelo'. Trattati, raccolte epistolari, vite paradigmatiche, ovvero come essere un buon segretario nel Rinascimento”, (Fasano, 2008), p. 24.

 

FIRST EDITION of this very successful manual of letter-writing, of which appeared eight editions in less than twenty years. It was preceded by similar treatises by Francesco Sansovino (1564) and Torquato Tasso (1587), and followed by tracts by Giovan Battista Guarini (1594), Angelo Ingegneri (1594), and Bartolomeo Zucchi (1600) (cf. R. Villani, Baroque Personae, Chicago IL, 1995, pp. 88-89; and D. Biow, Doctors, Ambassadors, Secretaries: Humanism and Professions in Renaissance Italy, Chicago IL & London, 2002, pp. 173 and 176).

After the author's dedication to Giovanni Battista Crispo, there follows a second dedication by Don Gieronimo Pisano to Gabriele Sanchez de Luna (Naples, December 12, 1587), some celebratory verses, and a note to the reader, in which the author criticizes Francesco Sansovino, because “non ha egli voluto attendere a quel che più importa al modo dello scrivere quanto all'elocutione. E se bene ha voluto dar gli esempi delle lettere, pur vi accorgerete che non giunse allo stile che brama l'ordine comune” (l. (*)8).

The book is divided into two parts: the first contains the theoretical treatise, the second a choice of model familiar letters by the author himself. “È l'opera di Giulio Cesare Capaccio a inaugurare una lunga stagione di libri per il segretario, che puntano, riprendendo l'invenzione del Sansovino, sull'integrazione fra un discorso normativo (grammaticale e retorico) e l'esemplificazione con ‘lettere familiari' dell'autore stesso. A differenza però dell'opera del Sansovino, in cui i modelli epistolari sono già integrati nella parte teorica, in quella del Capaccio la divisione è più netta: il volume è infatti composto di un libro teorico, sul ruolo e sulla dignità del segretario, e di un secondo libro di esempi, costituiti dalle ‘lettere familiari dell'istesso autore'. Anche qui il Capaccio si discosta dal Sansovino: non inserisce infatti epistole di altri, ma soltanto le proprie. Che voglia differenziarsi dal suo predecessore è chiaro sin dal frontespizio […] Agli occhi del Capaccio, il fortunato libretto del suo predecessore offre modelli ormai distanti dall' ‘ordine comune‘, forse perché ancorato al ruolo di un segretario che non corrisponde più alla realtà. Lo scopo dell'autore è in primo luogo quello di insegnare un sapere tecnico che chiunque abbia buone basi culturali può apprendere […] Nell'opera del segretario napoletano si evidenzia chiaramente ‘la definizione del ruolo dell'intellettuale come cortigiano, cioè come passivo – ma cosciente – strumento d'esecuzione d'una volontà altrove delineata; un ruolo nettamente subalterno o che non a caso si ritaglia come esclusivo ambito di competenza lo specifico della locuzione' [A. Quondam, La parola nel labirinto. Società e scrittura del Manierismo a Napoli, Roma & Bari, 1975, p. 187] […] Quali autori può imitare il segretario? Tra gli antichi Capaccio ne individua uno solo: Cicerone […] Tra i moderni fa i nomi del Bembo, Tolomei, Bonfadio, Tasso, Doni […] Il volume del Capaccio conosce un grande successo: tra il 1589 e il 1607 ha ben 8 edizioni, distribuite fra Napoli e Venezia. Tra l'una e l'altra vi sono numerosi cambiamenti, in modo particolare si assiste all'ampliamento della parte teorica, mentre la parte delle lettere familiari resta uguale alla prima edizione. Anche il frontespizio cambia: scompare il riferimento polemico al Sansovino e il titolo, nell'edizione veneziana di Nicolò Moretti è ben più ampio di quello della princeps. Perché, a distanza di pochi anni, il libro del Capaccio trasforma il frontespizio e parte del contenuto? La risposta è, seppure implicitamente, contenuta nell'avviso A i lettori dell'edizione del 1597: egli deve fare i conti con i trattati di altri autori, in modo particolare con quelli di Battista Guarini e Angelo Ingegneri, entrambi usciti nel 1594” (L. Braida, Libri di lettere. Le raccolte epistolari del Cinquecento tra inquietudini religiose ebuon volgare', Bari, 2009, pp. 246-249).

 

Giulio Cesare Capaccio was born in Campagna d'Eboli (Salerno) in 1552. He studied in Naples under the Jesuit father Girolamo Casella da Nola, and in Bologna, where he took a degree in law. After a long journey throughout Italy, in 1575 he came back to Naples, where a few years later he published Delle prediche quadragesimali (1582). In 1592 appeared his treatise on emblems Delle imprese, a late but important testimony of Renaissance Neo-Platonism tradition. In the following years, after a short stay in his native town, he lived in Naples as a teacher and employee of the public office responsible for the conservation of grains and oils. In 1602 the fifty-year-old Capaccio received a recognition for his already distinguished career in literary studies and local historical-archeological erudition with the appointment as secretary to the city of Naples. His major field of interest was in fact the ancient history of the city, to which he contributed with the works Historia Puteolana (1604) and Historia Neapolitana (1607). In 1611 he was among the founders of the Accademia degli Oziosi. Between 1613 and 1614, after a serious charge of embezzlement, Capaccio was suspended from all his public offices and sent into exile; all his possessions (including his large library) were confiscated. In 1616 he decided to accept an invitation of Francesco Maria II della Rovere and moved to Urbino, where he was appointed curator of the ducal library, became ducal counselor, and was entrusted with several important diplomatic missions. To his new patron he dedicated the treatise Il Principe (1620). In 1623 Capaccio returned to Naples, where he spent his last years as a school teacher. He died in 1634, shortly after his last publication, Il forastiero, a guide of Naples in dialogue form (cf. Dizionario Biografico degli Italiani, XVIII, 1975, pp. 374-380; see also F. Cubiciotti, Vita di Giulio Cesare Capaccio con l'esposizione delle sue opere, Campagna, 1898, passim).


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