Bifolio (mm. 330x215) vergato sulle prime tre facciata, la quarta contenendo il nome del destinatario che risiedeva a Modena e i timbri postali di Recanti, Loreto e Modena (quest'ultimo datato 28 maggio). Al verso della prima carta, in alto a sinistra, la nota “Riscontrata il 1° Giugno”. Tracce di piegatura, strappo e piccolo foro alla seconda carta senza perdita di testo in corrispondenza della ceralacca che è in gran parte mancante, per il resto ottimamente conservato.
Lunga ed interessante lettera del padre di Giacomo Leopardi, che sarebbe morto poche settimane dopo l'invio della stessa. Monaldo Leopardi fu filosofo e letterato di impronta fortemente reazionaria, nonché direttore del periodico controrivoluzionario “La Voce della Ragione” dal 1832 al 1835.
Nella presente lettera, indirizzata a don Luigi Palmieri, segretario generale e correttore de “La Voce della Verità. Gazzetta dell'Italia centrale”, pubblicata a Modena dalla Tipografia Camerale dal 1831 al 1841 (in totale 1548 numeri), vengono affrontate diverse questioni.
In primis, Monaldo si sincera che Palmieri abbia ricevuto alcuni pacchi spediti nei giorni precedenti insieme ad altre sue lettere, nelle quali si dà ragione di un non meglio precisato suo scritto sulle scuole infantili che sarebbe pronto per la stampa a Lugano, ma non si sa con certezza quando vedrà la luce. Monaldo poi si lamenta dei Modenesi per la “cattiva sorte” avuta dai suoi scritti nella loro città, da lui sempre ritenuta un “porto franco” in quanto retta da un duca estremamente reazionario.
Poco dopo nella lettera si fa riferimento al Dialogo in un camerotto dell'Italia centrale, fra due leggitori della Voce della Verità, un bianco ed un nero, apparso sul numero 896 (28 aprile 1837) de “La Voce della Verità”. Quindi Monaldo cambia bruscamente argomento, passando ad una serie di giudizi molto lusinghieri nei confronti di un giovane cugino del destinatario, al quale rivolge anche alcuni suggerimenti per la sua professione di avvocato.
Dopo una breve menzione riguardante Francesco Bruni per la sua recente nomina a vescovo di Ugento, Monaldo riprende a lamentarsi della tipografia Veladini di Lugano, che avrebbe in stampa alcuni suoi scritti, ma nell'ultima loro corrispondenza da lui ricevuta non si fa menzione di nessuno di essi. Tutto ciò rende ancor più doloroso per lui “il ripudio di Modena”, dove evidentemente quegli stessi suoi scritti non avevano trovato un editore.
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