Lettera manoscritta, firmata e datata, del Duca Ercole III d'Este al Sig. Dottor Gaetano Bedeselli (?). Modena, 29 ottobre 1786

Autore: ESTE, Ercole III (1727-1803)

Tipografo:

Dati tipografici: Modena,


Bifolio manoscritto (mm. 276x186) vergato solo al recto della prima carta. Il verso della seconda reca il nome del destinatario. Lievissime mancanze ai margini e tracce di piegatura e del sigillo in cerlacca.

Lettera firmata e datata in cui il duca Ercole III d'Este discute di un orologio, e di una sua possibile riparazione, con l'amico ‘Eccellentissimo Sig. Dottore Gaetano Bedeselli'. In particolare, è curioso sottolineare che il Duca scrive all'amico di aver già inviato la metà del pagamento richiesto per l'orologio ma che attende una prossima valutazione di un orologiaio per conoscere eventuali difetti, e la loro entità e natura, per procedere al pagamento completo o ad una sua eventuale restituzione. Lettera quanto mai emblematica della proverbiale e celeberrima tirchieria del duca.

Ercole III d'Este nacque a Modena il 22 novembre 1727 da Francesco III d'Este e Carlotta Aglaia di Borbone-Orléans, figlia del reggente di Francia. Fu duca di Modena e Reggio dal 1780 al 1796; la presente lettera manoscritta si situa quindi nel periodo di reggenza del ducato. Ercole III d'Este fu sovrano illuminato, gioviale e bonario e proseguì le riforme iniziate dal padre. Fece costruire i due ponti di Rubiera e di Sant'Ambrogio a Modena sulla Via Emilia, migliorando quindi i collegamenti con gli altri Stati, attraverso strade, come Via Vandelli, che collegavano la Lunigiana e la Garfagnana con il versante reggiano e quello modenese. Nel 1785 istituì l'Accademia Atestina di Belle Arti. Sotto il suo regno rifiorirono la cultura e le scienze, mediante la protezione a eruditi del calibro di Lazzaro Spallanzani, Giambattista Venturi, Girolamo Tiraboschi, Lodovico Ricci, e tantissimi altri. L'invasione francese lo costrinse a lasciare il Ducato per Venezia il 7 maggio 1796. Fu però raggiunto dai soldati francesi nella città lagunare e oggetto di rapina a mano armata nella propria dimora. Dopo questo episodio si trasferì a Treviso, ove morì il 14 ottobre 1803.


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