In 8vo (mm. 255x163). Pp. 328, 7 cc. di tavv. ripiegate (di 8) raffiguranti i disegni dei detenuti e i tatuaggi sui loro corpi. Brossura originale, dorso con mancanze, presente sovraccoperta semitrasparente protettiva. Carta occasionalmente fiorita e brunita. Esemplare sciolto, in barbe. Seconda edizione dell'opera (prima edizione del 1888), appartenente alla collezione ‘Biblioteca antropologico-giuridica', serie I, vol. XII.
Interessante opera del Lombroso in cui analizza le scritte dei delinquenti in carcere, siano queste brevi frasi, insulti, graffiti o incisioni sulle pareti delle celle. Lombroso utilizza la parola "palinsesto", comunemente impiegata per indicare i manoscritti che venivano raschiati per essere riutilizzati, per descrivere una realtà ben più "bassa". Così facendo, nobilita implicitamente il mondo degli umili. Per l'autore, anche attraverso questi segni è possibile interpretare la psicologia del detenuto. Lombroso elenca scritte, poesie, descrive disegni, suddividendoli in base agli argomenti. Abbiamo le scritte ‘ai compagni': comunicazioni segrete e avvertimenti, satire, saluti, consigli, imprecazioni e minacce ai calunniatori e alle spie; quelle sulla giustizia: satire, ironie, imprecazioni al Governo, alla giustizia o alla polizia, cenni e corrispondenze sui propri reati, comunicazioni ai parenti; e quelle sul delitto: vanto del delitto, filosofia del furto, esortazioni e propositi a delinquere, confessioni, lodi o lamenti, satire, imprecazioni al carcere. L'opera di Lombroso è un importante studio sulle comunicazioni dei detenuti in carcere, che così analizzate vanno a formare un vero e proprio diario autobiografico dei detenuti.
Italian Union Catalogue IT\ICCU\URB\0257100.
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