Manoscritto A
[Piatto anteriore:] Ricordi d'agrimensura 1727 MDCCXXVII. Gir. Gir. di Girri Francesco. [Contropiatto anteriore:] Hic liber scriptus fuit a me Fran.co Maria Girri Anno 1726 e 1727 e 1728 1729. [Piatto posteriore (in parte lacunoso):] […] perscriptas fuere […] Dni Joannis Baptes. Bonazioli Franc.o M.a Girri Anno Dni 1726 nec non 1727 1728 1729 1730.
Mm. 300x220. Fascicolazione: I10 II16+4 III20. Carte complessive 50, numerate all'epoca come segue: 1-18, [1], 19-39, 42-50, [1]. Bianche (eccetto che per il numero di carta) le cc. III8r, III10v, III11-III16, III19v, III20v. Con due foglietti volanti inseriti nel volume. Armi nobiliari raffiguranti un girasole con due uccellini disegnate sui piatti. Apparentemente completo. Potrebbe mancare un bifolio (presumibilmente bianco) fra le cc. III10 e III11. Con vari diagrammi, calcoli e piccole figure vergate sui margini. Cartoncino coevo cucito alla rustica. Varie mancanze ai piatti, angoli arricciati, piccole mancanze marginali, intonso con barbe, un po' sciolto.
Contenuti (il trattato comprende 37 capitoli, dei quali si forniscono qui sotto alcuni dei titoli più significativi):
Incipit: “Libro primo Cap. 1. Che cosa sia Perito, e sue qualità”;
“Capitolo sesto Come si regola il frutto commerciale de terrenni”;
“Capitolo settimo Quanto formento semina un Mog. di ter.”;
“Capitolo ottavo Quanto vino debba fare una possessione annualmente […]”;
“Capitolo nono Come si regola la stima del Alboratura”;
“Capitolo decimo Come sia il quid meglioratum”;
“Capitolo undicimo Che cosa sia il quid impensum”;
“Capitolo duodecimo Cosa sia augumento, proveniente ex natura rei”;
“Capitolo XIII A chi s'aspetta il detto miglioramento ex natura rei”;
“Capitolo XIIII A chi s'aspetta il quid meglioratum in caso di recisione di contrato”;
“Capitolo XVI Cosa siano le detracioni che si devano fare a causa delli diretti domini ecclesiastici”;
“Capitolo XVII Come si debano regolare dite detracioni fuori alle determinatione statuttarie”;
“Capitolo XVIII Come si cala le decime condutizie”;
“Capitolo XVIIII Cosa si debe detrare del quinto 6o 3o et altro […]”;
“Capitolo XX Come si agiungono le esencioni alli terreni stimati”;
“Capitolo XXI Cosa sia l'esenzione del Lavoriere”;
“Capitolo XXII Come si debba aggiungere a terreni la decima ordinaria”;
“Capitolo XXIII Come si regola la stima della decima”;
“Capitolo 37 Tratato de misure” (diviso a sua volta in 15 capitoli).
Inizia a questo punto (c. III1r, numerata 30) una nuova sezione del manoscritto, divisa in 14 capitoli. Incipit: “Seguono le antescritte materie spiegatemi nuovamente dal Sig. Gioseppe Sachi Ag.e”. Seguono altri tre brevi testi con calcoli e misurazioni.
Il presente manoscritto pare essere inedito, anche se gran parte degli argomenti in esso contenuti furono poi recuperati dal Girri, a distanza di molti anni, nel suo trattato principale intitolato l'Agrimensore istruito (vedi sotto).
Manoscritto B
[Piatto anteriore:] Per li Periti Ferraresi 1755 L'Agrimensore Instruito Opera di Fran.co M.a Girri Giud.e d'Arg.ne Ferrarese dedicata a sua Ecc.za Sig. March. Fran.co Calcagnini Giud. de Savi di Ferrara. [Carta I1r:] L'Agrimensore Ferrarese Opera di Fran.co Giri Giud.e d'Argine Ferrarese.
Mm. 297x210. Fascicolazione: I30 II28-1 III10 IV10-1 V18; VI20 VII14 VIII10. Carte 138, in parte intervallate da mezzi fogli (utilizzati per correzioni e note marginali) e da alcuni fogli volanti ed in parte numerate anticamente come segue: pp. [6], 1-33, [7], 33-76, [4], 77-151, [1], [18 bianche]; cc. [20, di cui le ultime 3 bianche], 14, [10]. Gli ultimi tre fascicoli sono in realtà cuciti singolarmente e contengono anche vari fogli singoli e bifoli sciolti con correzioni ed aggiunte. Completo. Cartone coevo cucito alla rustica con titolo manoscritto sul piatto anteriore. Ottimo stato di conservazione.
Si tratta del manoscritto autografo della principale opera del Girri, che fu data alle stampe a Venezia nel 1758. Una nota al verso dell'utima carta del fascicolo V recita “Il libro datto fuori è di 66 Carte”, con ogni probabilità riferendosi all'edizione a stampa che si compone infatti precisamente di 132 pagine.
Si tratta di un manoscritto di lavoro, fitto di correzioni, aggiunte e ripensamenti. Da un seppur breve confronto con l'edizione a stampa, si evince che questa riporta sempre la versione corretta e definitiva indicata nel manoscritto, ma emerge anche una diversa distribuzione della materia. Nel manoscritto infatti l'opera è divisa in 4 libri, mentre nell'edizione a stampa i libri sono 3; il quarto libro sarà aggiunto alla seconda edizione del 1767 e conterrà la Nova aggiunta (vedi più sotto).
Gli ultimi tre fascicoli, inseriti sciolti all'interno della legatura, contengono tre versioni della lettera del 1765 che il Girri scrisse all'avvocato Pietro Sgherbi in risposta alle critiche mosse da quest'ultimo nelle sue Riflessioni sopra l'Agrimensore istruito. Sia le Riflessioni dello Sgherbi che la lettera del Girri furono pubblicate a Ferrara nel 1765.
Sul recto della prima carta del fascicolo VI così scrive il Girri: “Se questa Risposta vuol concepirsi in forma di Lettera, l'Autore deve sempre parlare col Sig. Sgherbi, appunto come si fa nelle lettere famigliari; ma ora non è formata così, onde bisogna dapertutto mutar forma. In questo caso io farei il seguente titolo Al Sig. Pietro Sgherbi Autore delle Riflessioni sopra l'Agrim.e Istruito Lettera di Fran.co Maria Girri in risposta alle med.me Riflessioni. Se poi si vuol lasciare questa risposta tale, qual' è, si può fare il seguente titolo Al Sig. Pietro Sgherbi Autore delle Riflessioni sopra l'Agrim.e Istruito Risposta di Fran.co Maria Girri Giud.e d'Argine”.
Manoscritto C
[Piatto anteriore:] Agiunta all'Agrimens.re Instruito 1764. [Carta I1r:] Agiunta d'altre notizie, fatta da me Fran.o M.a Girri all'Agrimensore Instruito per beneficio Commune l'Anno 1765.
Mm. 285x207. Il manoscritto è formato da una legatura in cartoncino azzuro alla quale si trova cucito un fascicolo di 21 carte non numerate. Completo. Sciolti all'interno del cartoncino si trovano tuttavia anche due copiosi faldoni di carte manoscritte, sempre di mano del Girri, che coprono i più svariati argomenti, ma sempre nell'ambito della disciplina dell'agrimensura.
Una Nova aggiunta fatta all'Agrimensore Instruito dallo stesso autore Francesco Maria Girri, solo in parte corrispondente alla presente, fu pubblicata dal Girri nel 1767 a Ferrara. Essa poi confluirà nello stesso anno anche nella seconda edizione aumentata de L'agrimensore instruito (Ferrara, 1767), formandone il quarto ed ultimo libro.
Altri manoscritti autografi
1) Capitoli che si esibiscono all'Ill.mo Magistrato per ciò riguarda il modo di elleggere e dichiarare in avvenire i Publici Periti, et Agrimensori. Mm. 293x202. Cc. [4]. Al verso dell'ultima carta si legge: “Capitoli per l'erezione del Coleggio de Periti Agrimensori Ferraresi 1758”. Primo abbozzo in 15 punti dei capitoli per l'elezione del collegio dei periti agrimensori di Ferrara. Il testo principale non è di mano del Girri; sue sono invece le note e le correzioni, nonché il titolo e la data in fine;
2) Capitoli per la Errezione del Coleggio de Periti Agrimensori Ferraresi. Mm. 284x197. Cc. [6]. Versione definitiva, in 14 punti, del testo precedente, contenente anche in fine i nomi dei periti che dovevano comporre il collegio. Il documento porta delle tracce di piegatura, in quanto era stato inviato dal Girri a Francesco Calcagnini, Giudice de' Savi di Ferrara. Si conserva anche la lettera al Calcagnini (un bifolio vergato solo sulla prima carta e recante il nome del destinatario al verso della seconda) che accompagnava il documento, nella quale si spiega la ragione per cui si è ritenuto opportuno redigere detti capitoli, ossia “disiformare l'abuso, secondo il quale molti si fano lecito di chiamarsi Periti publici, e di esercitare la professione, e far autorizare in giudicio le loro perizie, e relazioni, senza che sia universalmente noto il loro nome, forsanche senza esser apena, o nulla instruiti nella materia ed esercicio importantissimo di tale profissione […]”;
3) Calcolo fatto dal Sig.e Ermenegildo Poppi, preteso appoggiato all'Agrimensore Instruito, per dimmostrare che una Possess.e frutta il 4, e non il 5 per 100. Risposta fattali da me approvando al contrario cioè che frutta il 5, e non il 4 per cento. Ferrara, 28 maggio 1770. Mm. 291x207. Cc. [6, di cui le ultime 2 bianche];
4) Risposta del Girri, alla controrisposta delSig.e Poppi. Ferrara, 18 giugno 1770. Mm. 290x200. Cc. [4, di cui l'ultima bianca];
5) Risposta alla Rimessa. 18 giungo 1770. Mm. 291x206. Cc. [6, di cui l'ultima bianca]. Altro documento inerente la diatriba col Poppi;
6) Riflessioni sopra l'utile dominio competente ad un usuario 2a copia non miliore. Ferrara, 8 giugno 1770. Mm. 300x200. Cc. [6, di cui la prima e le ultime 2 bianche];
7) Disertazione sopra l'Utile dominio d'un Usuario fatta dal Sig. Francesco Maria Girri Giudice d'Argine e publico Perito Agrimensore Ferrarese l'anno 1770. Più sotto si legge: “ Questa è la copia della dissertazione mandata a Roma ad un'Avoc. della Sacra Rota (ch' è l'Avoc. Donati) per sentire il suo sentim.to, ma li fu mandata senza la mia sottoscrizione (cioè anonima) ed in fatti mandò la sua riposta che qui annessa sta esposta”. Datato in fine Ferrara, 12 settembre 1770. Mm. 283x200. Cc. [12, di cui le ultime 2 bianche];
8) Decisione della Rotta Romana nella Causa dell'Eredità Morandi, con li Sig.ri Lolli 1761 o sia opera pia Morandi. Mm. 291x207. Cc. [12, di cui le ultime 2 bianche]. Contiene in fine una perizia del Girri datata Ferrara, 20 novembre 1770;
9) Per ritrovare l'utile dominio nelle fabriche. Mm. 298x208. Cc. [6, di cui le ultime 3 bianche] più vari fogli sciolti di testo e mappe. Non datato.
Nel 1755 Cosimo Trinci pubblicò a Firenze il Trattato delle stime de' beni stabili, uno dei primi trattati moderni di agrimensura. L'anno successivo uno stampatore veneziano pubblicò un'opera anonima, il Ragionamento apologetico [...] sopra il Trattato delle stime de' beni stabili, apparsa sotto lo pseudonimo di Dorindo Nicodemo, in cui il metodo del Trinci viene ironicamente ed indirettamente denigrato, preferendogli la cosiddettastima per capitalizzazione contro la quale Trinci aveva diretto le proprie critiche.
Trascorrono due anni dalla pubblicazione delRagionamento ed una polemica non meno vivace si accende, questa volta a Ferrara, tra un giudice d'argine, Francesco Maria Girri, autore dell'Agrimensore istruito (Venezia, 1758), e l'avvocato Pietro Sgherbi, che pubblica nel 1765 le Riflessioni sopra l'Agrimensore istruito, alle quali Girri replica, nello stesso anno, con la lettera Al signor Pietro Sgherbi autore delle Riflessioni sopra l'Agrimensore istruito (Ferrara, 1765).
“Ragione della contesa è la coerenza delle procedure impiegate, nelle proprie prestazioni, dagli stimatori pratici, al servizio della Congregazione dei lavorieri, l'ufficio del governo pontificio preposto alla polizia idraulica. Tema della disputa è la fondatezza della stima dei valori fondiari per capitalizzazione delle rendite. Contro l'asserzione di Trinci, anche per Girri la capitalizzazione costituisce il procedimento estimativo canonico per la valutazione delle proprietà rurali. A differenza di quanto ha asserito Nicodemo, tuttavia, per il giudice ferrarese la capitalizzazione non deve essere realizzata sulla base della rendita attuale, ma di una rendita media normale, che dovrà essere desunta sottoponendo quella reale ad aggiunte e detrazioni: una procedura alquanto contorta per riaffermare l'imperativo sostenuto da Trinci di fondare la stima sui caratteri intrinseci, topografici, climatici, pedologici della proprietà da valutare, la conferma, contro la lettera del testo, delle istanze di indagine diretta propugnate dall'agrimensore toscano quali fondamento dell'attività estimativa. Adempiendo ad uno spartito obbligato, ricalca gli argomenti di Nicodemo il contraddittore di Girri: qualsiasi valore di stima desunto dalla capitalizzazione di redditi ipotetici, invece che dei redditi reali, costituisce, per l'avvocato ferrarese [Sgherbi], violazione di vincolanti norme di diritto: sarebbero le stesse Costituzioni di Ferrara, proclama Sgherbi, a imporre di eseguire la stima delle proprietà mediante la capitalizzazione al cinque per cento dei redditi reali. Attorno al nodo della disputa il confronto tra i contendenti si sviluppa su una pluralità di temi collaterali: i criteri di stima dei miglioramenti che debbano essere rifusi al possessore che lasci il fondo, la legittimità dell'inclusione delle aie nella superficie poderale, la razionalità di presumere l'equivalenza del reddito dei prati e di quello dei seminativi. Sono problemi che, al di là delle ragioni di dissenso tra i due scrittori, testimoniano l'ampliarsi del terreno di confronto sulle procedure estimative, quindi il prendere forma degli elementi e dei confini della disciplina, il processo che dal nucleo primitivo conduce l'estimo ad assumere i caratteri di branca autonoma nel contesto delle discipline agrarie (https://it.wikiversity.org/wiki/Nasce_l%27estimo_agrario).
L'opera principale del Girri apparve per la prima volta a Venezia presso Antonio Bortoli, ma vendibile a Ferrara presso Giovanni Antonio Coatti, con il titolo L'agrimensore instruito opera di Francesco Maria Girri giudice d'argine ferrarese dedicata a sua eccellenza il signor marchese Francesco Calcagnini giudice de savj di Ferrara (4to, pp. XII, 119, [1]). Nel 1767 a Ferrara, presso il Coatti, Girri fece uscire la Nova aggiunta fatta all'Agrimensore Instruito dallo stesso autore Francesco Maria Girri giudice d'argine ferrarese e pubblico perito agrimensore nel presente anno MDCCLXVIII (4to, pp. 72, [2]), che poi confluirà nello stesso anno nella seconda edizione aumentata de L'agrimensore instruito (Ferrara, Coatti, 1767; 4to, pp. [16], 180), formandone il quarto ed ultimo libro (pp. 107-180).
Le carte qui proposte costituiscono quindi una preziosa testimonianza dell'intera produzione di uno dei maggiori agrimensori italiani del Settecento, includendo le versioni autografe di tutte le sue maggiori opere ed offrendo anche la possibilità di studiarne la loro genesi ed evoluzione. Esse inoltre gettano luce sugli oscuri inizi della carriera del Girri e sugli ultimi suoi anni di attività come perito.
Di Fazio, Un giudice d'argine ferrarese del Settecento autore di un pregevole volume di estimo, in: “Rivista del Catasto e dei Servizi Tecnici Erariali”, nuova serie, a. XXI, Roma, 1966, nn. 1-2, p. 21 e sgg.; F. Malacarne, Storiografia dell'Estimo in Italia. I precursori di Cosimo Trinci, Accademia dei Georgofili, 10 febbraio 1984, pp. 68-81.
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