Epistole di G. Plinio, di M. Franc. Petrarca, del S. Pico della Mirandola et d'altri eccellentiss. huomini. Tradotte per M. Lodovico Dolce

Autore: DOLCE, Ludovico, ed. (1508-1568)

Tipografo: Gabriel Giolito de' Ferrari

Dati tipografici: Venezia, 1548


8vo. (4), 164 leaves. *4, A-V8, X4. With the printer's device on the title-page and at the end. Early nineteenth-century green calf, gilt title on spine, gilt edges, marbled endpapers.

Basso, pp. 138-139; Edit 16, CNCE 26140; Quondam, p. 61; S. Bongi, Annali di Gabriel Giolito de' Ferrari, (Roma, 1890), I, pp. 207-208

 

FIRST EDITION of this collection of letters selected and translated from Latin into Italian by Lodovico Dolce.

“Questo libro, che non ebbe ristampe e che quindi è piuttosto raro, fu dedicato dal Dolce, da Venezia il 10 ottobre 1548, a M. Angelo di Motti. Delle lettere di Plinio si ha qui tradotta una scelta in numero di cinquantadue. L'Italia non ebbe un volgarizzamento dell'intero epistolario pliniano prima del 1717” (Bongi, op. cit.).

“Nella dedica al mercante veneziano Angelo di Motti, il collaboratore di Giolito spiega di aver voluto ‘accompagnar' i nomi di Giovanni Pico della Mirandola, Angelo Poliziano, Marsilio Ficino ed Ermolao Barbaro a quelli di Plinio e Petrarca, ‘si per dar qualche saggio della virtù loro a coloro che non gli hanno potuto conoscer, se non per fama, et si perché si vegga quanto gli ingegni de moderni s'accostano a quelli de gli antichi' ” (L. Braida, Libri di lettere. Le raccolte epistolari del Cinquecento tra inquietudini religiose e “buon volgare”, Bari, 2009, p. 293).

The volume contains 146 letters grouped by authors (the order is never chronological): 52 by Plinius Secundus the Younger, 51 by Francesco Petrarca (among them the famous one describing his ascension to the Mont Ventoux and that containing the criticism of Boccaccio's Decamerone), 9 by Giovanni Pico della Mirandola, 1 by his nephew Giovan Francesco, 13 by Ermolao Barbaro, 3 by Girolamo Donato, 3 by Marsilio Ficino, and 14 by Angelo Poliziano.

This is the only sixteenth-century edition offering a consistent number of Petrarch's letter in Italian translation. Strange as it may seem, the latter's correspondence had much more influence outside Italy in its original Latin than in the peninsula, where it did not penetrate into the successful editorial market of the ‘libri di lettere'.

“Un insieme quello dei ‘libri di lettere' del Cinquecento che deve essere riferito ad altri insiemi, ad altri settori di testualità tradotta ma non per questo meno presente: anzi, in grado di costituirsi, per il loro più alto e garantito - classicisticamente - indice di esemplarità, come garanti che autorizzano nuove sperimentazioni volgari ne fondano la stessa praticabilità […] Nel 1548 il Giolito pubblica un volume miscellanea di Epistole di Plinio, Petrarca, Pico della Mirandola e d' ‘altri eccellentissimi huomini' […] Non un'antologia qualsiasi, come tante altre; per quasi tutti gli autori raccolti si tratta dell'unica edizione cinquecentesca delle proprie lettere. E se si considera che gli ‘altri eccellentissimi huomini' sono poi Ermolao Barbaro, Girolamo Donato, Marsilio Ficino e Angelo Poliziano, se ne comprende l'intento di riferire all'ambito della lettera volgare ormai dominante una tradizione umanistica e latina: non soltanto per volgarizzarla, renderla fruibile a un pubblico di alfabetizzati prevalentemente ormai in volgare, ma per omologarne la forma a quella dominante nell'insieme dei ‘libri di lettere' del Cinquecento. Un'operazione, questa giolitina, anch'essa affidata alle cure dell'infaticabile Dolce, isolata: prevale il rapporto diretto – malgrado tante traduzioni, tante rinnovate presenze - con Cicerone: con la forma della sua lettera familiare” […] Il grande assente è Petrarca. In un'epoca così profondamente segnata - linguisticamente in primo luogo - dalla sua presenza, le Familiares sono edite sempre e soltanto in latino […] Il gran mercato italiano della lettera ‘familiare' in volgare ne ignora l'esistenza, non ne riscontra neppure il grado di esemplarità acquisendone la presenza in forma di libro […]” (A. Quondam, Dal “Formulario” al “Formulario”: cento anni di “libri di lettere”, in: “Le ‘carte messaggiere'. Retorica e modelli di comunicazione epistolare: per un indice dei libri di lettere del Cinquecento”, Roma, 1981, pp. 60-61).


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