La circe di Giambattista Gelli accademico fiorentino.

Autore: GELLI, Giambattista (1498 – 1563)

Tipografo: Giordano Ziletti

Dati tipografici: [Venezia], ca. 1560


8vo (mm. 147x100). 96 cc. Segnatura: A-M8. Alle cc. A1-A2 e da G-L8 piccoli tarli marginali non intaccanti il testo, lieve alone al margine inferiore centrale di alcune cc. Al contropiatto presente la scritta “In Fiorenza presso il Torrentino, 1550”. Marca tipografica e frontalino al frontespizio, capilettere xilografiche. Cartonato coevo, dorso rinforzato posteriormente in pergamena con titolo su etichetta (piatti lievemente abrasi e macchiati).

Edizione senza note tipografiche databile agli anni '60 del 500 de La circe, opera del 1549 dedicata a Cosimo de' Medici duca di Firenze. La circe si divide in dieci dialoghi fra Ulisse, Circe ed uno alla volta dei vecchi compagni, trasformati in differenti animali, nessuno dei quali, tolto l'elefante, che da uomo era stato filosofo, accetta di ritornare umano. Giovan Battista Gelli esercitò per tutta la vita il mestiere di calzolaio e studiò letteratura e filosofia da autodidatta. Discepolo di Antonio Francini e di Francesco Verini, a sua volta allievo di Marsilio Ficino e poeta di ispirazione savonaroliana, partecipò alle riunioni dell'Accademia Platonica, che si tenevano presso gli Orti Oricellari. Fedele a Cosimo I, ricoprì cariche pubbliche di scarso rilievo, dapprima in qualità di magistrato delle Arti minori poi come membro del Collegio dei Dodici Buonomini, organo consuntivo del governo mediceo, nel 1539. Fu membro dell'Accademia degli Umidi dal 1540, ne approvò la trasformazione in Accademia Fiorentina l'anno successivo e ne fu console nel primo semestre del 1548. Le sue opere più famose: I capricci del bottaio (1546), ragionamenti fra un bottaio e la propria anima (inserito nel primo indice dei libri proibiti) e La Circe (1549). Tra le tesi sostenute nelle sue opere vi sono quelle della discendenza diretta da Noè dei fondatori di Firenze e quella della superiorità della lingua fiorentina sulle altre. Nel settembre 1553 fu nominato da Cosimo I lettore ordinario della Commedia presso l'Accademia Fiorentina e recitò, da qui fino all'anno della sua morte, nove letture dantesche, pubblicate con cadenza annuale, che ebbero grande influenza sugli interpreti di Dante durante tutto il Cinquecento fiorentino.

Cfr. Gamba nota nr. 490 e 493; Brunet vol. II, nr. 1520-1521; Graesse vol. III, p. 44; Giovan Battista Gelli, L'Enciclopedia libera; D. E. Rhodes, Silent Printers: Anonymous printing at Venice in the sixteenth century, p. 103; EDIT16 20561.


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