Si offrono tre lettere autografe e due ritratti litografici

Autore: MURATORI, Ludovico Antonio (1672-1750)

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Dati tipografici:


I. Lettera autografa indirizzata a Francesco Rastelli a Festà, firmata e datata da Modena 8 marzo 1728. Mm. 218x158. Bifolio vergato solo al recto della prima carta e al verso della seconda, dove si leggono il nome e l'indirizzo del destinatario e rimane traccia del sigillo in ceralacca. Tracce di piegatura, mancanza al margine esterno della seconda carta senza perdita di testo, lievi fioriture. Nella lettera Muratori riferisce di essersi confrontato con il Consigliere Biscioni, il quale gli ha ribadito come i tenenti siano obbligati ad un non meglio specificato pagamento (forse di una tassa), essendo esentati solo i tenenti che svolgono funzioni di capitani.

II. Lettera autografa indirizzata ad un non precisato destinatario in Parma (forse il monaco agostiniano, erudito e bibliotecario Isidoro Grassi morto nel 1734), firmata e datata da Modena 14 marzo 1729. Mm. 210x155. Bifolio vergato su tutte e quattro le facciate. Tracce di piegatura, piccolo foro causato dall'abrasione dell'inchiostro, leggere bruniture. Nella lettera il Muratori chiede all'amico parmense di intercedere presso il conte Balì del Verna affinché il Duca e la Duchessa mantengano fede alla loro promessa di permettere al Muratori di consultare gli archivi delle cattedrali e dei monasteri di Parma per completare la sua opere sulle “Antichità d'Italia, che vo disponendo per la stampa”. Muratori, che vorrebbe recarsi colà già dopo la Pasqua o nel maggio di quell'anno, si dice interessato solo alle carte antecedenti il 1200. Infine, chiede al suo corrispondente se può intervenire in merito ad un credito vantato da suo cognato Giuseppe Cattaneo nei confronti di un certo Rocco Maris.

III. Lettera autografa indirizzata all'abate Giuseppe Riva (diplomatico del Duca di Modena a Vienna e corrispondente fra gli altri di Antonio Metastasio, cfr. C. Frati, Pietro Metastasio e L.A. Muratori, Bologna, 1893), firmata e datata da Modena 30 maggio 1736. Mm. 218x163. Bifolio vergato su tutte e quattro le facciate, l'ultima delle quale contiene il nome e l'indirizzo del destinatario e reca traccia del sigillo in ceralacca. Tracce di piegatura, mancanza al margine esterno della seconda carta senza perdita di testo, lievi fioriture. Lunga lettera di grande interesse nella quale Muratori affronta diverse questioni. In primis, discute con il Riva di alcune faccende e commissioni e lo invita a ringraziare alcuni personaggi italiani residenti a Vienna. Narra quindi del rientro a Modena del Duca Rinaldo d'Este, cacciato dai francesi e rifugiatosi temporaneamente a Bologna, descrive i festeggiamenti che ne sono seguiti e conclude scrivendo: “Tutti ora respiriamo”. Ricorda poi la sua opera intitolata Filosofia Morale, appena ristampata in Vienna, dichiarando: “per altro esso libro ha avuto più fortuna finora di quel che meritava, ed io sperava. Se n'è spacciata in breve la p[rim]a ediz[ion]e. Han fatto di poi a pugni i Librai Veneti e Ver[one]si per ristamparla. L'ha vinta chi aveva il Privil[egi]o. Anche in Mil[an]o s'è ristampata e si ristampa in Napoli”. Viene successivamente citata anche l'opera De paradiso regnique celesti gloria e la sua pubblicazione a Parigi, con l'auspicio che venga presto ristampata anche in Italia. La missiva si chiude ricordando il carcere del filosofo e storico Pietro Giannone: “Difficilm[ent]e consegnerà la Corte di Tor[in]o l'infelice Giannone a Roma. Vorrà tenerlo per farle paura”.

Ludovico Antonio Muratori, nato a Vignola da una famiglia povera, dopo aver compiuto i primi studi a Modena, prese gli ordini e nel 1695 si trasferì a Milano in qualità di prefetto della Biblioteca Ambrosiana. Qui strinse importanti relazioni con ambienti diversi, frequentò le accademie e ne fondò una di erudizione ecclesiastica, che tuttavia ebbe vita breve. Richiamato a Modena dal duca Rinaldo I, fu nominato bibliotecario e archivista di corte. Senza mai essere un membro della corte, divenne l'intellettuale di fiducia del duca.

A Modena Muratori trovò la tranquillità necessaria al suo lavoro. Il Ducato godeva infatti di una sovranità mediata, che gli garantiva una certa autonomia nel sistema imperiale e che lo portò a maturare il proprio ghibellinismo e una forte identità italiana. La vita del Muratori a Modena si svolse tra un'esemplare attività sacerdotale presso la parrocchia di S. Maria della Pomposa (che si tradusse anche in scritti come Della carità cristiana, 1723 e Della regolata devozione dei cristiani, 1747) e la produzione scientifica, straordinaria per continuità, mole e metodo.

Incaricato di sostenere le ragioni della Casa d'Este su Comacchio e sul ducato di Ferrara contro la Santa Sede, Muratori cominciò a dedicarsi allo studio della storia medievale, delle origini della costituzione dello Stato della Chiesa e della sua posizione giuridica di fronte all'Impero. Questo costituì il punto di partenza delle sue indagini storico-documentarie, nelle quali l'autore non venne mai meno ad un preciso impegno di verità, seguendo la tradizione dei padri maurini e di Bacchini. Le sue opere storiche, essenzialmente di carattere politico, forniscono una ricostruzione rigorosamente documentata di come andarono gli eventi, garantendo un'assoluta imparzialità di giudizio. Con la sua attività Muratori contribuì enormemente alla rivalutazione del medioevo. Per il suo rigoroso approccio filologico egli può essere considerato a giusto titolo come il padre della storiografia moderna.

Nei vent'anni compresi tra il 1723 e il 1751 Muratori, seguendo l'invito degli amici come Apostolo Zeno, compendiò il frutto delle sue immense ricerche storiche e letterarie in oltre cinquanta ponderosi volumi divisi fra cinque grandi opere: i Rerum Italicarum Scriptores (1723-1738; monumentale raccolta di cronache e documenti storici di ogni genere, editi ed inediti), le Antiquitates Italicae Medii Aevi (1738-1743), il Novum Thesaurum Veterum Inscriptionum (1738-1743), gli Annali d'Italia dal principio dell'Era volgare sino all'anno 1500 (1744-1749; prima grande storia d'Italia) e le Dissertazione sopra le antichità italiane (1751).

Muratori fu al centro di una fitta rete epistolare, che lo mise in contatto con tutti i maggiori studiosi europei del tempo, ai quali commissionava ricerche e chiedeva consigli. In quegl'anni la Respublica literarum, ossia la comunità sovranazionale degli eruditi, nata nel Cinquecento intorno alla figura catalizzatrice di Erasmo da Rotterdam e sviluppatasi successivamente nelle accademie letterarie e scientifiche sorte in tutta Europa, stava raggiungendo l'apice della cooperazione attraverso gli scambi epistolari e, a partire dalla fine del Seicento, grazie al proliferare di giornali e periodici, prima che la filosofia illuministica e la progressiva specializzazione del sapere ne sancissero la fine. Muratori fu per lungo tempo al centro di questa fitte rete di scambi culturali.

Tali erano la fama e la stima di cui godeva che, per finanziare la stampa di alcune delle sue monumentali e costosissime opere, fu creata a Milano la Società Palatina, costituita da nobili milanesi con il favore di Carlo VI. Muratori morì a Modena il 23 gennaio 1750 (cfr. T. Sorbelli, Bibliografia muratoriana, Modena, 1943; G. Falco-F. Forti, a cura di, Opere di Ludovico Antonio Muratori, Napoli-Milano, 1964; G. Imbruglia, Muratori, Ludovico Antonio, in: “Dizionario Biografico degli Italiani”, LXXVII, 2012, s.v.; www.centrostudimuratoriani.it).

 

Si offrono insieme anche due ritratti litografici ottocenteschi del Muratori.


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