Supplica al duca di Modena e Reggio Emilia Cesare I d'Este. Manoscritto su pergamena in italiano e latino. [Modena], 26 settembre 1602

Autore: LADERCHI, Giovanni Battista (1538-1618)

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Bifolio di mm. 210x154 vergato solo al recto della prima carta. Leggero alone al margine interno ed inferiore.

Nella lettera il Laderchi rivolge una supplica al duca Cesare a nome dei confratelli della Compagnia di San Giovanni Battista di Modena, affinché quest'ultimo perdoni e rilasci un condannato a morte ogni anno, come segno di quella magnanimità e benignità di cui anche altri principi hanno dato prova “in tutte o quasi le Città Cattoliche”. In cambio i confratelli pregheranno per la salute sua e del suo casato.

Giovanni Battista Laderchi nacque nel 1538 nell'avito castello di Laderchio presso Imola, di cui  nel 1572 ebbe la cittadinanza, per cui fu detto l'Imola. Addottoratosi in diritto civile nello Studio di Ferrara, dove fu tra i lettori di diritto civile dal 1561 al 1588, nel 1576 iniziò la sua carriera alla corte di Alfonso II d'Este, duca di Ferrara, Modena e Reggio, in funzione di avvocato della Camera. Nel maggio 1582 fu nominato consigliere di giustizia, entrando così a far parte di uno dei due supremi organi collegiali dello Stato. Nel 1583 fu nominato segretario del duca e in quella veste si occupò di questioni giuridiche in politica interna ed estera. Nel 1586, in segno di apprezzamento per i suoi servigi, Alfonso gli concesse alcuni beni allodiali nel Modenese e nel 1591 lo investì dei feudi di Montalto e Albinea nel Reggiano con il titolo comitale. Laderchi ebbe un ruolo di primo piano nella crisi di successione nel Ducato, che portò nel 1598 alla devoluzione di Ferrara alla S. Sede. Accompagnò Alfonso II a Roma per l'ultimo tentativo di trovare un accordo con il papa, ma Gregorio XIV non trovò la disponibilità dei cardinali, riuniti in concistoro il 13 sett. 1591, e morì lasciando all'ostile Clemente VIII la soluzione del problema. Laderchi ebbe un forte ascendente sul nuovo duca Cesare, che nel 1598 seguì nella nuova capitale Modena, e ne divenne l'unico consigliere, consolidando nel tempo il suo potere personale, fino a divenire un vero e proprio primo ministro. In effetti Laderchi cercò di controllare importanti istituti comunali e di limitare l'autonomia del consiglio comunale. Nel 1610 il duca Cesare commissionò al Laderchi uno studio sui supremi organi collegiali dello Stato. La riforma fu realizzata nel 1619 poco dopo la morte del Laderchi che avvenne a Modena nel febbraio del 1618. Questi lasciò un notevole patrimonio ed una ricchissima biblioteca, che fu in parte restituita al duca Cesare, in parte donata al cardinale Alessandro d'Este e per il resto venduta al libraio bolognese Sebastiano Bonomo. Laderchi pubblicò anche tre opere di diritto: Consiliorum sive Responsorum (Ferrara, 1600), Eruditum responsum in materia monetarum (Modena, 1611) e Adsit Deus optimum (Modena, 1607) (cfr. G. Biondi, Laderchi, Giovanni Battista, in: “Dizionario Biografico degli Italiani”, vol. 63, 2004, s.v.).


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