Apparato et feste nelle noze dello illustrissimo Signor Duca di Firenze, et della Duchessa sua Consorte, con le sue stanze, madriali, comedia, et intermedij, in quelle recitati

Autore: GIAMBULLARI, Pier Francesco (1495-1555)-LANDI, Antonio (1506-1569)

Tipografo: Benedetto Giunta

Dati tipografici: Firenze, 1539

Formato: in ottavo

“This is one of the most informative official accounts of a festival published during the first half of the century” (MITCHELL)

In 8vo (mm. 152x91); legatura della fine del XIX secolo in marocchino rosso, piatti entro duplice filettatura dorata, dorso a cinque nervi con fregi e titolo in oro, dentelles interne, risguardi in carta marmorizzata (Legatoria T. Laengner, Milano); pp. 171, [1 bianca]. Segnatura: A-L8. Mancano le carte finali L7, che è bianca, e L8, che contiene al verso la marca tipografica dei Giunta. Dalla biblioteca di Pietro Ginori-Conti (suo ex-libris inciso al contropiatto) e da quella di Giannalisa Feltrinelli (Christies's 1998, nr. 1205). Ottima copia.

RARA EDIZIONE ORIGINALE di una delle prime relazioni italiane di apparati e feste per nozze, preceduta forse solamente dall'Ordine delle nozze di Costanzo Sforza, signore di Pesaro, et Camilla de Aragonia, sua consorte (Vicenza, 1475). In forma di lettera indirizzata a Giovanni Bandini, oratore del duca presso Carlo V e artefice dell'accordo matrimoniale, il Giambullari, che già rivestiva importanti incarichi a corte, descrive le «notabili pompe e i solenni spettacoli» messi in scena per celebrare, nell'estate del 1539, il matrimonio di Cosimo I de' Medici con Eleonora de Toledo, figlia del viceré di Napoli Pietro de Toledo.

La sposa entrò a Firenze domenica 29 giugno. La città fu sontuosamente adornata con archi di trionfo e architetture effimere e in particolare il palazzo dei Medici in Via Larga fu abbellitto con varie decorazioni. Il convito delle nozze fu imbandito domenica 6 luglio, alla mattina, nel secondo cortile del palazzo, trasformato per l'occasione in una sala chiusa da un telo di stoffa celeste tirato a mo' di soffitto. Dopo il convito un trionfo allegorico si svolse con suoni e canti davanti alle mense. In esso Apollo, le Muse, Flora, Pisa, Volterra, Arezzo, Cortona e Pistoia, accompagnati da altri personaggi simboleggianti fiumi e città della Toscana, resero omaggio agli sposi e recarono doni. Le stanze e i madrigali cantati per l'occasione furono scritti da Giovanni Battista Gelli. Mercoledì 9 luglio, dopo cena, gli sposi passarono nel secondo cortile del palazzo per assistere alla commedia Il Commodo di Antonio Landi, accompagnata dagli Intermedi di Giambattista Strozzi. I costumi dell'allegoria e della commedia furono creati da Niccolò Tribolo. La scena con la prospettiva che rappresentava la cattedrale e la torre della città di Pisa sormontata da un sole di vetro, che era in realtà un sofisticato meccanismo ideato per sottolineare il trascorrere del tempo, fu realizzata da Aristotele da Sangallo (1481-1551) e costituisce «a watershed in the evolution of a court theatre of a type which conquered Europe» (R. Strong, Art and Power. Renaissance Festivals 1450-1650, Berkeley-Los Angeles, 1984, p. 34). Tale scenografia divenne infatti un prototipo di scena all'italiana, imitato nelle rappresentazioni successive.

La commedia Il Commodo, che fu ristampata autonomamente nel 1566, «is undistinguished save for one character, Doctor Ricciardo, an irascible bigot who makes life miserable for all his family. There were five intermezzi, however, all carefully preserved in the printed text, which must have diverted the noble company» (M.T. Herrick, Italian Comedy in the Renaissance, Urbana-London, 1966, p. 62). La trama contempla i soliti intrecci amorosi, incroci di coppie e trasvestimenti che si risolvono nell'agnizione finale e in una serie di matrimoni felici.

Giambullari non riferisce espressamente chi compose le musiche, perché esse furono pubblicate separatamente a Venezia nello stesso anno (Musiche fatte nelle nozze…). Dalla stampa musicale risulta che esse furono per lo più composte ed eseguite da Francesco di Bernardo Corteccia (m. 1571), organista di San Lorenzo dal 1531 e maestro della cappella del duca. Sette madrigali furono tuttavia intonati dai maestri Giampiero Masacone, Baccio Moschini, Matteo Rampollini e Costanzo Festa (cfr. F. Ghisi, Feste musicali della Firenze medicea (1480-1589), Firenze, 1939, pp. XVII-XXII).

«Questo, con alcuni altri consimili libriccini, benchè a rigore non appartenga a una collezione musicale, tuttavia diventa interessante per la storia perchè negl'Intermezzi delle commedie al XVI secolo si hanno i primi germi dell'odierna Opera in musica. Sotto questo punto di vista ne piacque corredar la nostra biblioteca e della presente operina e delle altre egualmente preziose del Cini, del De' Rossi e del Mellini, imparandosi da esse i nomi ora sconosciuti di parecchi strumenti musicali usati nel sec. XVI» (G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca Musicale G.B. Martini di Bologna, Ivi, 1961, I, p. 343).

«Duke Cosimo I de' Medici and Eleonora of Toledo's marriage in June 1539 and the nuptial celebrations were of political and cultural significance to the Medici dukedom. The immediate political implication of the marriage is apparent. Eleonora was a daughter of Don Pedro de Toledo, the Viceroy of Naples and one of the most powerful noblemen in the Spanish world. The marriage strengthened Cosimo's allegiance to Emperor Charles V, whose soldiers still controlled the fortress of Florence. The marriage also offered an unmistakable opportunity for Cosimo to establish his as yet unstable visual imagery as the ruler. Like other public events of the Italian Renaissance princes, the marriage celebrations were a highly orchestrated affair, rich in allegorical representations[…] The decorative projects for the nuptials, from Eleonora's procession at the gate of Florence to the banquet at the Palazzo Medici, transported the entire city to an alternate reality. They literally and symbolically linked space and time. Their allegorical references ranged from allusions grounded in classical mythology and ancient Roman history to immediate Medici ancestors, just as they also looked ahead to the future. The journey of Eleonora of Toledo began on June 11, 1539, the twentieth birthday of Duke Cosimo, when she left Naples with seven galleys. She arrived at Livorno and met Cosimo en route to Pisa. The couple then went to Poggio a Caiano, the Medici country house that had been built by Lorenzo Il Magnifico, on June 25. On June 29 Eleonora finally made her elaborate entry into Florence, processing slowly through the city while Cosimo took a shorter route to the Palazzo Medici in order to receive the bride formally. The procession began at the Porta al Prato, one of the western gates of the city. Having proceeded along the Arno, Eleonora paid a visit to the city's main cathedral, Santa Maria del Fiore, and turned up to the Piazza San Marco before she arrived at the Palazzo Medici. There a luxurious wedding banquet was held and a comedy was performed[…] Cosimo was minutely involved in the planning of the marriage, set to capitalize on the propagandistic potential the occasion offered. He even decided upon the number of bridesmaids and how Eleonora and his mother should greet each other. Nonetheless, the marriage celebrations were a highly collaborative affair that brought together the works of a new generation of artists, musicians and writers, whose participation was desperately needed because of the emigration of the Florentine talents after the siege of Florence in 1530. Many indeed emerged visibly in the cultural and artistic life of Florence under Duke Cosimo. Giambattista Gelli, the writer of stanzas performed at the banquet, and Antonio Landi, the author of the comedy, as well as Giambullari, became eminent members of the Accademia Fiorentina, an institution dedicated to the study of the Tuscan vernacular and thus aimed at propagation of Florentine cultural eminence. Among the young artists who participated in the decorations was Agnolo Bronzino, one the most prominent painters in Duke Cosimo's service in the years to come. It is easy to assume that the emergence of a new cultural community worked to Cosimo's advantage where he was able to select and control its members. The marriage festivities in 1539 thus may appear a perfect example of Cosimo's absolute control over the Florentine cultural community[…] I have discussed how the decorative program and festivities for Duke Cosimo's wedding figured him as a competent and independent ruler by celebrating his father, Giovanni delle Bande Nere, in imperial trappings and how his regime was also consciously projected as a continuation, if not fulfillment, of republican aspirations. In the light of these arguments, it is possible to envision that the decorative program and thematic occupations of the festivities for Cosimo's wedding in 1539 essentially created a genealogy in two dimensions. On the one hand, Giovanni, never before celebrated publicly as one of the Medici illustri, was figured alongside the illustrious Medici ancestors like Cosimo Il Vecchio and Lorenzo Il Magnifico that Cosimo was destined to follow. On the other hand, his regime was put in the context of the entire history of Florence as a rightful heir to the city's glorious republican past» (S. Woo Kim, Historiography of Duke Cosimo I de' Medici's Cultural Politics and Theories of Cultural Hegemony and Opposition, in: “Michigan Journal of History”, inverno 2006, pp. 11-12 e 26).

Pier Francesco Giambullari, fiorentino, fu avviato dal padre Bernardo, letterato di chiara fama, allo studio delle lettere sin dalla tenera età. Nel 1511, a soli sedici anni, divenne segretario di Alfonsina Orsini, vedova di Piero de' Medici. Nel '15 ricevette il rettorato della Chiesa di Careggi e, poco dopo, la cappellania di S. Maria della Compagnia di Libbiano a Volterra, divenendo così autosufficiente dal punto di vista economico. Nel '27 fu fatto canonico della Basilica di San Lorenzo, carica che mantenne fino alla morte. Nel 1540 entrò a far parte dell'Accademia degli Umidi insieme a Cosimo Bartoli, poco tempo prima che questa si trasformasse nella medicea Accademia Fiorentina. Dell'Accademia egli fu una delle figure di maggior spicco, rivestendone tutte le principali cariche e tenendovi diverse letture dantesche. Dal 1550 fu custode della Biblioteca Laurenziana. Uomo di profonda erudizione (coltivò, oltre alla filologia, anche l'astrologia, la cosmografia, la matematica e la filosofia), conoscitore di latino, greco ed ebraico, il Giambullari morì a Firenze il 24 agosto del 1555. Tra le sue numerose opere ricordiamo gli scritti grammaticali e danteschi, alcuni dei quali apparsi sotto lo pseudonimo Neri Dortelata, il dialogo Il Gello (1546) sull'origine della lingua fiorentina e l'incompiuta Historia dell'Europa (1566), pubblicata postuma da Cosimo Bartoli (cfr. D.B.I., LIV, pp. 308-312).

Antonio Landi, fiorentino, nel 1530 si trasferì a Padova per attendere agli studi letterari. Nel 1539 fece ritorno in patria. Dal 1540 al 1567 ricoprì vari uffici pubblici, tra cui quello di maestro della zecca. Nel 1541 entrò a far parte dell'Accademia Fiorentina, di cui nel 1545 fu nominato censore e nel 1546 console e segretario. Scambiò versi con il Varchi e fu in buoni rapporti con il Doni. Morì a Firenze nell'aprile del 1569 (cfr. D.B.I., LXIII, pp. 369-371).

Edit 16, CNCE20908. Adams, G-584. D. Decia–R. Delfiol–L.S. Camerini, I Giunti tipografi editori di Firenze (1497-1570). Parte prima, Firenze, 1978, nr. 235. D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana, Firenze, 1805, I, p. 427. Gamba, 2750 («Molto raro libro, e forse il primo che ci dia Descrizioni di Apparati e Feste»). Catalogue de livres anciens et modernescomposant la bibliothèque de feu M. D.-E.-F. Ruggieri, Paris, 1885, nr. 286. Clubb, 535. B. Mitchell, Italian civic Pageantry in the High Renaissance, Firenze, 1979, pp. 51-52. C. Valacca, La vita e le opere di Messer Pierfrancesco Giambullari, prima parte 1495-1541, Bitonto, 1898, pp. 41-46. A.C. Minor-B. Mitchell, a cura di, A Renaissance Entertainment. Festivities for the Marriage of Cosimo I, Duke of Florence, in 1539, Columbia, 1968, passim.


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