Dialogo [...] dove ne i congressi di quattro giornate si discorre sopra i due massimi sistemi del mondo Tolemaico, e Copernicano; proponendo indeterminatamente le ragioni filosofiche, e naturali tanto per l'una, quanto per l'altra parte
Autore: GALILEI, Galileo (1564-1642)
Tipografo: Giovanni Battista Landini
Dati tipografici: Firenze, 1632
In 4to (mm. 219x161). Pp. [8], 458, [34]. Segnatura: [π]4A-Z8 Aa-Ee8 Ff6 Gg-Kk4. La carta Kk4 è bianca. Manca dall'origine il celebre frontespizio inciso in rame da Stefano della Bella, che raffigura Aristotele intento a parlare con Tolomeo e Copernico. Marca tipografica al titolo e numerosi diagrammi e figure in legno nel testo. Come nella maggioranza degli esemplari, a p. 92 si trova incollata sul margine esterno una strisciolina a stampa di correzione, mentre a p. 192 la lettera H del diagramma è aggiunta a penna. Pergamena semirigida coeva, tassello posteriore con titolo in oro al dorso. Sul contropiatto si trova, vergata in inchiostro rosso, la segnatura “G10”, mentre al recto del risguardo seguente vi è la nota manoscritta, forse una firma di appartenenza, “E. Nuqis.”. Sul titolo firma di possesso coeva “Ex lib Jo Orat Mannajoni” (probabilmente un membro della famiglia Mannaioni di Montaione, vicino Firenze). Piccola macchia bruna sul margine inferiore di una cinquantina di carte ben lontano dal testo, leggera brunitura uniforme, a tratti più forte su alcuni fascicoli. Ottima copia genuina e marginosa nella sua prima legatura.
PRIMA EDIZIONE dell'opera che è universalmente considerata come il capolavoro scientifico e letterario di Galileo.
Per sostenere la nuova concezione copernicana dell'universo senza attirare i sospetti dell'Inquisizione, Galileo compose un dialogo di quattro giorni tra tre partecipanti, Salviati, Sagredo e Simplicio (che rappresentano rispettivamente un radicale, un conservatore ed un agnostico), in cui entrambe le teorie dell'universo sono apparentemente discusse con imparzialità.
Dopo una stretta proibizione per anni di insegnare la teoria copernicana, papa Urbano VIII, che era stato amico e mecenate di Galileo per oltre un decennio, concesse a quest'ultimo una maggior libertà e gli permise di scrivere un libro sulla teoria eliocentrica copernicana, a condizione che gli argomenti a favore del punto di vista tolemaico fossero ugualmente discussi.
L'uso del dialogo consentì a Galileo di presentare il lavoro come una discussione ipotetica e quindi di esplorare il modello copernicano senza uscire dai parametri imposti dal papa. I censori furono facilmente ingannati e il libro ricevette l'imprimatur (stampato sul frontespizio verso) nel 1630. Tuttavia, nel 1633, i nemici di Galileo lo trascinarono a processo di fronte all'Inquisizione e questi fu costretto ad abiurare, mentre il Dialogo fu messo all'Indice, dove rimase fino al 1757. Condannato all'ergastolo, la sentenza fu successivamente commutata negli arresti domiciliari permanenti.
Nel Dialogo, che nelle intenzioni dell'autore doveva rappresentare una sorta di summa delle sue ricerche, Galileo volle dimostrare la correttezza del sistema cosmologico copernicano, confutando quella che da sempre costituiva la principale obiezione contro di esso, ossia l'idea che, se la terra ruota intorno al sole, questo dovrebbe essere verificabile attraverso il moto degli oggetti terrestri, che ne verrebbero inevitabilmente condizionati. Grazie alle sue indagini sul moto dei gravi, Galileo dimostrò la falsità di questa obiezione, aprendo la strada ad una piena accettazione della teoria eliocentrica.
Il Dialogo fu presto tradotto in latino da Matthias Bernegger e pubblicato a Leida e Strasburgo nel 1635 con il titolo Systema cosmicum. Altre edizioni apparvero a Lione nel 1641, a Londra nel 1663 e a Leida nel 1699. La versione latina contribuì notevolmente alla diffusione dell'opera nel mondo scientifico europeo. Una versione inglese fu stampata a Londra da William Leybourn nel 1661. Una seconda edizione in italiano fu pubblicata a Napoli (ma con il falso posto di Firenze) nel 1710.
Il Dialogo non fu incluso nella prima e nella seconda edizione delle opere di Galileo (rispettivamente, Bologna, 1655-56 e Firenze, 1718), ma fu incluso solo nella terza edizione stampata a Padova nel 1744. In quegl'anni, infatti, sulla base dell'evidenza ottica della rivoluzione terrestre attorno al sole, papa Benedetto XIV acconsentì alla pubblicazione del Dialogo. Tuttavia fu solo con l'Indice del 1757 che tutte le opere eliocentriche furono completamente riabilitate.
Horblit, 18c; PMM, 128; Riccardi, I 511; Norman, 858; Wellcome, 2647a; Carli-Favaro, 128; Cinti, 89; M.A. Finocchiaro, The Routledge Guidebook to Galileo's Dialogue, London, 2014; G. Galilei, Le opere. Edizione Nazionale, Florence, 1890-1909.
Si offre insieme al libro un interessante lettera manoscritta, datata 1641, che mostra quanto fosse difficile e pericoloso reperire sul mercato una copia del Dialogo a pochi anni di distanza dalla sua pubblicazione. Eccone la trascrizione:
“Ill.mo Sig., e P[at]ron[o] mio Colmo. L'obbligo che tengo di servire a V.S. [Vostra Signoria] Ill.ma mi rende quasi che prosuntuoso [sic] in proccurarne l'or[di]ne; [per]tanto esse[ndomi] sovvenuto che li mesi addreto [sic] mi fece V.S.I. fare certa diligenza p[er] il Dialogo del Galileo, che non fu trovato credendo possi haverlo acaro, hò fatto qui p[er]cquisizione e mi è stato provvisto, è però usato, e volgare stampato in Fiorenza delli primi [?], si compiaccia V.S.I. ordinarmi come devo contenermi à farglielo pervenire, p[er]ché per essere Proibito non mi attento alla semplice posta. Il mio ritorno sarà à ottobre, p[er]ché ho trovate le cose dificultose, essendo li effetti sparti [sic], se V.S. Ill.ma mi farà il favore della l[ette]ra, sarà grand[issi]mo, poi che questa città richiede dependenze di P[at]roni, e Cot[est]a Alt[ezz]a hà il logo primiero app[res]so questi Col[endissi]mi, e a V.S. Ill.ma [per]fine mi rassegno hu[milissi]mo servo facendol rev[eren]za. Venezia, li 29 di Agosto 1641. .S. Ill.ma. Dev[otissi]mo s[uo] servo Franc[esco] Albertinelli [?]”.
Bifolio (302x206 mm) vergato solo al recto della prima carta. Tracce di piegatura. Ottimo stato di conservazione.
[7130]